Tradizione Ortodossa e Regno di Epiro



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Il 17 Febbraio 1914 l’Epiro del Nord, terra di lingua e cultura greca e di religione ortodossa, che le potenze europee avevano attribuito a tavolino allo stato albanese, divenuto indipendente dalla Turchia nel 1913 per le pressioni internazionali esercitate dagli allora Impero Austro-Ungarico e Regno d’Italia, proclamò ad Argirocastro la propria indipendenza e costituì un Governo insurrezionale provvisorio. Infatti i confini dello stato albanese erano stati delineati dalle Potenze europee senza tener conto delle legittime aspirazioni dei greci del nord Epiro che si trovarono inglobati, contro la loro volontà, nello stato albanese a maggioranza musulmana. Tale indipendenza fu riconosciuta con il Protocollo di Corfù, firmato il 5 Maggio 1914 dai rappresentanti d’Italia, Austria-Ungheria, Regno Unito, Francia, Germania, Russia, Albania e Governo rivoluzionario del Nord Epiro. Si vedasi il testo del Protocollo di Corfù in “Trattati e Convenzioni fra il Regno d’Italia e gli altri Stati”, volume 23, edito dal Ministero degli Affari Esteri italiano. Alcuni storici hanno parlato erroneamente, per tale stato, di repubblica Nord-Epirota, in realtà il Governo provvisorio del Nord Epiro non proclamò mai una repubblica. A tale proposito è bene leggere il proclama di indipendenza. Il testo, redatto in greco letterario, è reperibile presso la Research Foundation on Northern Epirus (I.B.E.) di Giannina, Grecia. Esso parla in modo inequivocabile d’indipendenza e, oltre che dal Capo provvisorio ( Capo provvisorio, non Presidente) dello Stato Giorgio Cristaki Zografos è firmato in veste di Ministri dai Metropoliti ortodossi Basilio di Drinopolis, Germano di Koritsa, Spiridione di Bella e Konitsa. La lettura del documento in lingua originale è assai interessante: lo stato indipendente non viene qualificato δημοκρατία -democrazia, termine che in greco significa repubblica, ma πολιτεία-politeia, che significa governo democratico, cioè voluto dal popolo. E’ evidente, da questa scelta linguistica, che gli insorti non hanno fondato una repubblica e, di fatto, nel testo non si parla di repubblica, inoltre il Capo provvisorio dello Stato esercitava poteri più da monarca che da presidente. Tra l’altro egli è definito nel testo ̀̀ηγεμών eghemòn, che significa Governatore, Reggente, persino Principe, in greco letterario, lingua in cui è scritto il testo, ma non Presidente. Il patriota Giorgio Cristaki Zografos, Capo provvisorio-Reggente, fu successivamente proclamato Re d’Epiro dai metropoliti ortodossi del paese. A tale proposito si legga Olga Nassis, tesi di laurea L’Epiro diviso e la minoranza greca d’Albania. Relatore Chiarissimo Prof. Marcello Saija. Università degli Studi di Messina, facoltà di Scienze politiche, anno accademico 2002-2003. La Dottoressa Nassis, italiana di padre epirota, si è recata in Grecia a compiere le sue ricerche ed ha avuto modo di parlare con esponenti greco-epiroti, che le hanno fornito parte della documentazione utilizzata per la tesi. Si legga anche Claude Chaussier, Le Royaume d’Epire, son Historie et sa Monarchie au XXI siècle, Bruxelles, 2003, pag. 61. Su tali vicende si veda quanto scritto pure dall' esperto di storia balcanica Onorevole Michele Rallo. Filiazione del Governo Provvisorio del Nord Epiro (sorto all’indomani dell’evacuazione greca dei territori che il protocollo di Firenze aveva assegnato al nascente Principato d’Albania) il Regno d’Epiro venne proclamato nel marzo 1914, e la sua corona fu attribuita al nobile Gheòrghios Kristaki Zogràfos; questi era un esponente di quella corrente politica che ad Atene faceva capo al Re Konstantìnos I e che si opponeva all’atteggiamento rinunciatario del governo di Elefthèrios Venizèlos. Non è escluso, anzi, che la designazione di Zogràfos fosse stata pilotata proprio da Re Costantino, al fine di bilanciare l’azione del governo Venizèlos. Attenzione: la denominazione era non Regno del Nord Epiro, ma Regno d’Epiro. Ciò non costituiva certo una manifestazione d’ostilità nei confronti della madrepatria ellenica, bensì la chiara rivendicazione di una precisa specificità nell’àmbito della Megàli Idèa, la “grande idea” panellenista. Ed era, nel contempo, una netta presa di distanza nei confronti del governo venizèlista di Atene, propenso ad abbandonare il territorio nordepirota al suo destino pur di ottenere – secondo i desiderata britannici – il ritiro dell’Italia dal Dodecanneso. Dunque, la formazione del Regno d’Epiro era accolta dall’ostilità del governo greco. Al contrario, e significativamente, poteva contare sul sostegno incondizionato della Chiesa Ortodossa. Non soltanto, infatti, erano stati i tre Metropliti epiroti a presiedere l’assemblea che aveva proclamato il Regno, ma era in un secondo tempo lo stesso Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli a riconoscere formalmente la nuova entità statale, ed a solennizzarla con l’attribuzione dell’autocefalìa alla Chiesa Ortodossa Epirota sotto l’alto protettorato di Re Zogràfos. (Per l'autocefalia: vedasi gli studi di Claude Chaussier). E’ appena il caso di notare che, nel mondo balcanico, il riconoscimento della Chiesa Ortodossa aveva infinitamente più valore che non quello di questo o quel governo, e che, quindi, la proclamazione dell’autocefalìa epirota rappresentava una sanzione definitiva della legittimità del Regno d’Epiro. La concessione dell’autocefalìa, inoltre, può essere oggi considerata come la prova dell’effettiva costituzione del Regno, da molti messa in dubbio: mai, infatti, le autorità religiose ortodosse avrebbero concesso tale attribuzione ad un semplice governatorato autonomo. Quanto al governo di Atene, continuerà a guardare con grande diffidenza al Regno d’Epiro; e non soltanto e non tanto per la questione nordepirota in sè, quanto piuttosto per la manifesta volontà del piccolo Regno di estendere la propria autorità e la propria rappresentatività a tutto l’Epiro, regione che da parte greca si voleva semplicemente includere nel territorio nazionale, senza il riconoscimento di alcuna particolarità, di alcuna specificità e, soprattutto, di alcuna autonomia. A nostro parere, era proprio il timore di una secessione epirota a convincere anche Re Costantino dell’opportunità di circoscrivere l’episodio, e ad indurlo – probabilmente – a chiedere al fido Zogràfos di farsi da parte e di dimenticare la sua investitura reale. Gheòrghios Kristaki Zogràfos rientrava perciò disciplinatamente nell’ombra, accettava di andare a ricoprire il ruolo di Ministro degli Esteri nel governo costantinista di Dimìtrios Gùnaris (aprile 1915), e di un Regno d’Epiro non si parlava più, almeno ufficialmente. Il Regno, comunque, seguiva le sorti del Governo Provvisorio del Nord Epiro, e tramontava con l’occupazione militare del territorio nordepirota da parte albanese (novembre 1916).

Da allora e fino agli anni ’90 del XX secolo, la rappresentanza dello Stato nordepirota è stata assicurata dalla Chiesa ortodossa e dai movimenti di resistenza al regime comunista albanese, che hanno promosso l’attività di governi in esilio. Dopo una lunga vacatio, infine, il teorico trono dell’Epiro è stato assegnato – proprio dai movimenti di resistenza – al principe Alèxandros (nipote della regina Geraldina d’Albania), il quale nel 2001 ha abdicato in favore di un nobile italiano, il principe Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia.

 

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