IMPERATORE ERACLIO
ERACLIO (Flavius Heraclius) imperatore d'Oriente.
- Fondatore della dinastia che regnò dal 610 al 717. Nacque nel 575 da
Eraclio, nobile d'origine armena, esarca d'Africa. Nel 608,
imperversando la tirannide di Foca, il vecchio esarca si ribellò, e,
mentre un esercito al comando del nipote Niceta penetrava in Egitto, il
giovane Eraclio a capo d'una flotta si portava in Oriente, guadagnava a
sé le isole dell'Egeo e alcune città della costa asiatica e, dopo un
combattimento navale, entrava vittorioso in Costantinopoli, dove, fatto
uccidere Foca, fu incoronato dal patriarca Sergio (5 ottobre 610). Un
duro compito attendeva il nuovo sovrano. Approfittando della morte di
Maurizio, Cosroe II, re di Persia, sin dal 604 aveva rotto la pace e
invaso l'Impero. D'altra parte, in conseguenza delle guerre civili,
l'esercito era disorganizzato, alcuni generali ostili e le casse dello
stato pressoché vuote. Fu necessario ad Eraclio procedere con molta
cautela; ma ciò rese fatalmente più aggressivi i nemici esterni e creò
poi la leggenda che nei primi anni del suo regno, per indolenza di
carattere, nulla egli avesse fatto per la difesa dell'Impero. Respinta
la pace offerta da Eraclio, nel 611, i Persiani occuparono
successivamente parte della Cappadocia, l'Armenia, la Cilicia, la Siria,
la Palestina. Da Gerusalemme, caduta nel maggio 614, essi asportarono
il santo legno della croce, ciò che produsse una viva emozione nel mondo
cristiano. Nel 614 Eraclio dopo avere invano tentato di arrestare la
marcia dei nemici, intraprese una controffensiva che si sviluppò su tre
punti: in Armenia, sul fronte tra l'Egitto e la Palestina, e nella Siria
settentrionale dove Eraclio in persona fece uno sbarco; ma i Bizantini
ebbero dovunque la peggio e, nel 615, l'imperatore dovette rientrare in
Costantinopoli per difenderla da un possibile attacco da parte del
generale persiano, Shāhīn, che si era avanzato fino a Calcedone. Eraclio
tentò ancora una volta, ma invano, d'indurre Cosroe alla pace. Nel 618
la situazione si fece più grave; i Persiani conquistarono l'Egitto e gli
Slavi della Balcania e il kāghān degli
Avari ripresero le loro scorrerie nella Macedonia e nella Tracia.
L'Impero era ormai ridotto alla capitale, all'Anatolia, che però era di
frequente corsa e devastata dai nemici, e ai lontani esarcati d'Italia e
d'Africa, dai quali poco si poteva ricavare in uomini e denaro.
Eraclio, tuttavia, non disperò: è pura leggenda che egli, nel 619,
pensasse di abbandonare Bisanzio e trasferirsi in Cartagine. Per avere
libertà di movimento contro i Persiani, egli decise di accordarsi col
kāghān degli Avari pagandogli un tributo annuo. L'accordo, dopo alcune
gravi peripezie, fu concluso, e nel 622 E. poté intraprendere una nuova
controffensiva contro i Persiani con mezzi più poderosi. La lotta
assunse subito il carattere d'un duello a morte fra i due imperi ed E.
la condusse con capacità mirabile. Partito da Costantinopoli il 6
aprile, si diresse verso la Cappadocia, ove disfece i Persiani. Una
nuova invasione degli Avari lo costrinse a rientrare a Bisanzio; ma
nella primavera seguente (623), avendo ristabilito l'accordo col Kāghān,
ritornò in Cappadocia, donde, con ardita mossa, passò prima in Armenia e
quindi nella Media Atropatene trasportando la guerra in territorio
persiano, vincendo Cosroe in persona, incendiando Ganzaca. Sopravvenuto
l'autunno, l'imperatore si ritrasse nell'Albania caucasica per svernarvi
e assoldare mercenarî. Riprese la campagna nella primavera del 624 con
l'intenzione di discendere verso l'Assiria; ma si trovò di fronte tre
eserciti nemici che tentarono di accerchiarlo. Eraclio sfuggi
all'accerchiamento, ma non poté aprirsi il passo verso l'Assiria e tornò
a nord dell'Arasse. Nel 625 modificò il suo piano e, ripresa la
campagna dall'Armenia, si diresse verso la Cilicia con l'intenzione di
discendere nella Mesopotamia; ma dopo aver toccato Amida, dovette
ripiegare a ovest fino ad Adana, sul Saros, ove vinse i Persiani, che
riuscirono però a mantenere le loro posizioni nella Siria e, mentre E.
si ritraeva a Sebasteia, nel Ponto, poterono preparare una nuova
offensiva avanzandosi nell'Anatolia e inducendo gli Avari a rompere la
pace e ad attaccare Costantinopoli. Ma i Bizantini riportarono dovunque
la vittoria: Costantinopoli, assediata per terra e per mare (29 luglio-7
agosto 626), respinse gli attacchi costringendo gli Avari a ritirarsi;
il fratello di Eraclio, Teodoro, sconfisse in Anatolia Shāhīn; E.
guadagnò a sé i Cazari. Nel 627 egli ritentò il piano del 624, e questa
volta con pieno successo. Varcato, nell'autunno, l'Arasse, penetrò nella
Media e da qui scese nell'Assiria. Il 12 dicembre, nella pianura di
Ninive, sconfisse i Persiani; il 6 gennaio 628 occupò Dastagerd,
residenza favorita di Cosroe. Ctesifonte non era lontana; ma E. non si
spinse fin là, sia perché la stagione era troppo avanzata, sia perché
nel paese erano scoppiati gravi torbidi. Il colpo inflitto al nemico era
grave e gli effetti non potevano tardare a manifestarsi. Tornato a
Ganzaca, egli infatti apprese che in Persia era scoppiata la rivoluzione
e Cosroe era stato ucciso. Il suo successore Kawādh, detto comunemente
Shīrōe, dovette accettare la pace a queste condizioni: ritiro dei
Persiani dai territorî bizantini occupati dopo il 604; liberazione dei
prigionieri; libertà di culto ai cristiani dell'Impero persiano;
restituzione del santo legno della croce. La morte di Kawādh e nuovi
torbidi interni ritardarono l'esecuzione dei patti e trattennero ancora
E. nella Media e nell'Armenia. Finalmente, riavuto il santo legno,
l'imperatore, probabilmente nel settembre del 629, lo riportò in
Gerusalemme, e da qui, dopo un'assenza di sei anni, rientrò in
Costantinopoli, accoltovi trionfalmente. Dopo la vittoria, E. si applicò
a risanare i mali della guerra e a ricondurre la pace fra le diverse
popolazioni soggette all'Impero divise da contrasti economici e da
discordie religiose. Fu a questo scopo che egli favorì il monotelesimo,
escogitato dai patriarchi Ciro di Alessandria e Sergio di Costantinopoli
per accordare i monofisiti con gli ortodossi. Ma la sua opera fu
bruscamente interrotta dall'invasione araba. Battuto il patrizio Sergio,
battuto Teodoro, fratello dell'imperatore, battuto il magister militum Teodoro
Triturio sulle rive del Yarmūk (636), gli Arabi occuparono la Siria e
la Palestina. La fortuna di E. declinava. Alcuni ambiziosi, fra i quali
si trovarono un suo figlio naturale, Atalarico, e un nipote, ordirono
una congiura contro di lui, che fu scoperta e repressa; a evitare futuri
disordini E. regolò la successione. Aveva avuto due mogli: dalla prima,
Eudocia, morta il 13 agosto 612, aveva avuto un figlio, Costantino, e
una figlia; dalla seconda, Martina, sposata malgrado l'opposizione della
Chiesa, essendo essa sua nipote, nove figli, dei quali erano vivi tre
maschi: Eracleona, Davide, Marino, e due femmine. Costantino era stato
incoronato e associato al trono nel gennaio 613; ora E. fece incoronare e
associò Eracleona disponendo che, alla sua morte, i due fratelli
regnassero insieme e con eguali diritti (luglio 638). Morì l'11 febbraio
641.
Bibl.: Tra le fonti, le più importanti sono: Giorgio di Pisidia, Carmina, 1837; id., Carmina inedita, 1892; Sebeos, Histoire d'Héraclius, trad. fr. di F. Macler, Parigi 1904 (cfr. Labourt, in Bull. critique, XXVI, 1905). Fra le opere rcenti: L. Drapeyron, L'Empereur Héraclius et l'Empire byz. au VIIe siècle, Parigi 1869; E. Gerland, Die pers. Feldzüge des Kaisers Herakleios, in Byz. Zeitsch., III, (1894); T. E. Evangelides, 'Ηράκλειος ὁ Αὐτοκρατώρ τοῦ Βυζαντίου (575-641), Odessa 1903; Kretschmann, Die Kämpfe zwischen Heraclius I und Chorsroes II, Domschule zu Gustrow, 1875-76; S. Vailhé, La prise de Jérusalem par les Perses en 614, in Rev. Or. Chr., VI (1901); id., Les Juifs et la prise de Jérusalem en 614, in Échoq d'Orient, XII (1909); N. H. Baynes, The first Compaign of Heraclius against Persia, in Engl. Hist. Rev., XIX (1904); id., The date of the Avar Surprise, in Byz. Zeitschr., XXVII; A. Pernice, L'imp. Eraclio, Firenze 1905.
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